giovedì 12 novembre 2009

In riga!


Oggi vorrei parlarvi di una cosa sulla quale mi sono a lungo scervellato, e di cui ho finalmente un'idea più chiara. Si tratta del disegno dei caratteri.
Il problema qual era? Che non riuscivo a capire come andassero allineate correttamente le scritte. Sulle n? Sulle o? A lato, a cosa riferirsi? E in alto? Capirai, direte voi. Ma avendo io ricevuto una formazione tecnica, quest'incertezza cresceva fino a raggiungere proporzioni titaniche; gettava un'ombra di imperfezione su tutto quanto la circondava, ed ogni lavoro risultava un calimero magari simpatico ma mai del tutto soddisfacente.
Col senno di poi ho realizzato che, pur con buona volontà, non sarei mai riuscito ad orientarmi con le mie sole armi. Perché quei fetenti di caratteri se ne sbattono della geometria: rispondono solo alle leggi dell'ottica! Così succede che le pance delle o sbordano sotto la linea di base, come le punte delle v: senza quest'accorgimento, sembrerebbero più piccole del testo che le circonda. Invece i discendenti di g o j, o di Q e q, o le ascendenti di l e t, sono un discorso diverso. Arrivano dove piace di più al disegnatore.
Dunque... arbitrio del disegnatore? Non c'è una regola?! No. La regola proprio non c'è. Il sovrano della correttezza è l'occhio, e solo questi, se educato, può decidere il verdetto.
La mia ricerca di un ordinamento strutturato è miseramente fallita, ma ha anche aperto un nuovo orizzonte. Si tratta ora di imparare a liberare la mente. Lasciare giudicare alla vista. Trovare ogni volta regole di correttezza sempre nuove. Con buona pace della mia formazione tecnica.

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